ASSUNZIONE DI FARMACI: per curare le molte patologie, spesso croniche, che affliggono gli anziani, è talvolta necessaria l’assunzione di più farmaci che, da soli o combinati, possono portare degli effetti collaterali e interferire con il normale ritmo sonno-veglia. A causa del diverso metabolismo, negli anziani l’assimilazione e l’eliminazione dei farmaci sono rallentate, per cui i dosaggi, la durata d’azione e gli schemi terapeutici possono variare e quindi devono essere attentamente valutati dal medico. La risoluzione dei problemi di insonnia è ancora più pressante nel caso dei pazienti anziani, perché questo disturbo ne peggiora la già compromessa funzione sociale e il rendimento psicofisico. Anche in assenza di altre patologie, infatti, la persona anziana tende spesso a considerarsi “inutile” ed emarginata, ed i disturbi del sonno ne aumentano lo stato depressivo e il calo dell’umore.
Per favorire il riposo e prevenire quindi disagi e risvegli notturni si può intervenire sull’ambiente e sulla persona con alcune semplici azioni:
- Adattare il letto e la stanza ai gusti e alle abitudini dell’anziano.
- Areare la stanza.
- Regolare la temperatura e l’umidificazione della stanza.
- Favorire una condizione di tranquillità attraverso la riduzione dei rumori.
- Di notte è consigliabile lasciare una lucina accesa o mettere una luce notturna.
- Mettere a portata di mano il campanello di chiamata, pappagallo o padella se il paziente non è in grado di raggiungere il bagno da solo.
- Per persone con incontinenza urinaria e/o fecale garantire un’adeguata igiene notturna e il cambio dell’ausilio assorbente.
- Fornire ausili di protezione (spondine) per persone a rischio caduta dal letto.
- Rimuovere i tappeti e gli scendiletto in quanto l’anziano potrebbe scivolare ed inciampare.
PARKINSON: RITMI SONNO/VEGLIA
Nello stadio iniziale della malattia di Parkinson, il sonno è solitamente normale, ma in seguito insorge sovente un’alterazione del ritmo sonno/veglia, con difficoltà di addormentamento, fasi di veglia e risvegli frequenti, il che può essere all’origine di un sonno poco ristoratore, con un’accresciuta sonnolenza diurna. Prima di ricorrere a farmaci che favoriscono il sonno conviene mettere in pratica le regole per una corretta igiene del sonno:
- alzarsi e coricarsi a orari regolari
- sonnellini pomeridiani brevi e prima delle ore 15
- passare a letto solo il tempo necessario per dormire
- evitare alcool, caffè e nicotina la sera
- non mangiare niente per 3 ore prima di coricarsi
È importante operare una distinzione tra i disturbi del sonno indotti dalle alterazioni neuro-chimiche che si verificano nella malattia di Parkinson e l’attività motoria nel sonno, che nei pazienti parkinsoniani risulta spesso alterata (blocchi notturni, tono muscolare aumentato, discinesie e tremore, come pure movimenti periodici e non periodici delle estremità).
Questi ultimi disturbi vanno trattati con farmaci appositi. Va tuttavia tenuto presente che soprattutto i farmaci dopaminergici possono favorire – seppur in misura variabile – la comparsa di incubi e allucinazioni notturne. In generale, è molto importante ottenere un adattamento ottimale della terapia, eventualmente nell’ambito di una degenza stazionaria presso una clinica specializzata nel Parkinson, con sorveglianza del sonno notturno (se del caso anche in un laboratorio di neurofisiologia del sonno). Nel laboratorio del sonno occorre poi esaminare anche il modo in cui il paziente vive le fasi oniriche nell’ottica di un possibile «disturbo del sonno REM»: in questo caso, la persona affetta è molto inquieta e può dibattersi nel sonno. Questo disturbo è più frequente fra i parkinsoniani che nella popolazione generale, e in certi casi può precedere di anni la comparsa dei sintomi motori tipici della malattia di Parkinson.
ALZHEIMER: RITMI SONNO/VEGLIA
“Mia madre ha difficoltà a dormire la notte. Passeggia per la casa, talvolta si perde tra la camera da letto e il bagno e una volta è persino uscita di casa. Ero veramente preoccupata e non sapevo cosa fare. Poi un amico mi ha suggerito di mettere un cancello di sicurezza in cima alle scale e così ho fatto. Adesso mi preoccupo ancora, ma almeno son più tranquilla perché so che non esce.”
Vi ritrovate? Avete un familiare con questi problemi? È perché talvolta le persone affette da demenza non riescono a dormire la notte; soffrono di insonnia. Oltre a stancarsi terribilmente, è probabile che sveglino anche altre persone che hanno bisogno di dormire. Mentre i malati possono recuperare il sonno durante il giorno, chi deve lavorare o studiare non può fare altrettanto. È evidente il rischio che ne vada di mezzo la salute e il benessere generale dell’intera famiglia, con ripercussioni sulla qualità dell’assistenza. Nei casi di insonnia e di girovagare notturno bisogna trovare il modo di garantire a chi assiste, e al resto della famiglia, un riposo sufficiente, cercando al tempo stesso di far dormire il malato. Tuttavia, poiché questo non è sempre possibile, si deve cercare di ridurre i rischi potenziali e aumentare il comfort del malato durante le molte ore che passerà sveglio.