“Lettera di Maria: una firma per non andare in istituto da anziani e rimanere a casa propria”
Questa lettera aperta, promossa da una campagna della Comunità di Sant’Egidio fin dagli anni ’90, è stata sottoscritta da migliaia di anziani in tante parti del mondo ed è diventata la voce di tanti che attraverso queste parole hanno trovato il coraggio di esprimere e far valere la loro volontà. La lettera ha anche avuto il merito di diffondere un movimento di opinione favorevole al potenziamento dei servizi domiciliari come alternativa all’istituzionalizzazione.
Ecco il testo della lettera:
Ho quasi settantacinque anni, vivo da sola a casa mia, la stessa in cui stavo con mio marito, quella che hanno lasciato
i miei due figli quando si sono sposati.
Sono sempre stata fiera della mia autonomia, ma da un po’ non è più come prima, soprattutto quando penso al mio futuro.
Sono ancora autosufficiente, ma fino a quando? Tra me e me m’accorgo che i gesti diventano giorno per giorno
un po’ meno disinvolti, anche se mi dicono ancora: “Fossi io come lei alla sua età…”. Uscire per la spesa e tenere la casa mi fa una fatica crescente.
E allora penso: “Quale sarà il mio futuro?”. Quando ero giovane la risposta era semplice: con tua figlia, col genero, con i nipoti, ma adesso come si fa, con le case piccole e le famiglie in cui lavorano tutti? Allora anche adesso la risposta è semplice: l’istituto.
È martellante, lo dicono tutti, però tutti sanno anche, e non lo dicono, che nessuno vorrebbe lasciare la sua casa per andare a vivere
in un istituto.
Non posso credere davvero che sia meglio un comodino, uno spazio angusto, una vita tutta anonima alla propria casa, dove ogni oggetto,
un quadro, una fotografia, ricordano e riempiono anche una giornata senza tante novità. Però non credo proprio che sia un istituto la risposta a chi sta un po’ male e, soprattutto, sta solo. C’è chi dice che in istituto “hai tutto senza pesare su nessuno”. Ma non è vero. Non si ha tutto e non è l’unico modo per non dare fastidi ai propri cari.
Un’alternativa ci sarebbe: poter stare a casa con un po’ di assistenza e, quando si sta peggio o ci si ammala, poter essere aiutati a casa
per quel tempo che serve.
Questo servizio già esiste, ma più sulla carta che in realtà. Ogni amministrazione dovrebbe garantire l’assistenza. Siamo in tanti, infatti,
che potremmo rimanere a casa anche soltanto con un piccolo aiuto (un servizio, piccole spese, pagamenti di bollette, un po’ di pulizie,
eccetera), o con l’assistenza sanitaria a domicilio (il fisioterapista, il medico, l’infermiera), come previsto dalla legge italiana.
E non è vero che tutto questo costa troppo. Questi servizi costano tre o quattro volte meno di un mio eventuale ricovero in una lungodegenza o in un istituto. All’estero mi dicono che è diverso.
Qui da noi, invece, succede che finisci in un istituto e che nemmeno l’hai deciso tu. Non capisco perchè si rispettano le volontà di un testamento e invece non si viene ascoltati da vivi se non si vuole andare in istituto.
Quello che desidero per il mio futuro è la libertà di poter scegliere se vivere gli ultimi anni della mia vita a casa o in istituto.
Per questo, anche se non più giovane, voglio ancora far sentire la mia voce e dire che in istituto non voglio andare e che non lo auguro
a nessuno.
Aiutate me e tutti gli anziani a restare a casa e a morire fra le proprie cose. Forse vivrò di più, sicuramente vivrò meglio.
Maria