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Chi è l’OSS – Operatore Socio Sanitario

L’OSS è un operatore di base, cioè è l’operatore più vicino alle persone, “faccia a faccia” nei servizi di proximitée. L’OSS è dunque, per noi, un operatore di alto profilo.

L’OSS è l’operatore che sa valorizzare le risorse di cui la persona dispone ancora, insieme ad operatori di altre professioni, alla famiglia, al volontariato, alla rete di relazioni, lavora con la persona e per la persona, con la famiglia, in un progetto individualizzato, flessibile, articolato, mirato per “quella” situazione, per sostenere e migliorare lo stato di ben-essere della persona o del bambino e della famiglia, dove ciò ha senso, nell’interesse del minore.

E in questo progetto sociale, culturale e politico, l’OSS ha una parte importante sia quando lavora a domicilio, sia quando lavora in una comunità, in una struttura residenziale, in ospedale o nel centro diurno. L’operatore OSS costituisce un “pilastro portante” nella presa in carico e nel prendersi cura della persona nella rete dei servizi.

L’OSS deve essere sostenuto, riconosciuto, valorizzato perché è chiamato ad occuparsi di una persona fragile, spesso malata, poco autonoma, assolve ad un lavoro di cura che incontra la sofferenza a diversi livelli, una sofferenza che fa male, che dà emozioni anche alla persona/operatore che lo coinvolge.

L’intervento dell’OSS a casa della persona è un preziosissimo “strumento di Domiciliarità”.

Gli OSS incontrano il disagio e la solitudine magari di un bambino, perché a casa, alla sera, si portano storie ed emozioni, perché constatano ogni dì la carenza di servizi e di organizzazione, perché spesso entrano anche in case mal tenute e degradate, dove insieme a cani, gatti, canarini e galline, vivono vecchi e, a volte, anche bambini.

L’OSS è dunque un operatore degno del massimo rispetto, che ha diritti ma anche doveri, perché è l’operatore della
relazionalità nella manualità e nel sostegno.

Si tratta di:
– una manualità che spesso tocca la sfera intima della persona, quello spazio che la persona aveva sperato – come lo speriamo noi – di continuare a gestire in proprio, autonomamente, fino alla fine del proprio percorso terreno;
– un sostegno che aiuta a vivere, a trascorrere il tempo, a “non lasciarsi andare”;
– una relazionalità che deve promuovere, al massimo possibile, più autonomia e ben-essere possibile, che deve ri-animare.

Quello dell’OSS è, pertanto, un lavoro importante, di aiuto, di sostegno, di presenza per accompagnare, per esserci magari vicino a un malato di Alzheimer, a una persona disabile, a una anziano solo un lavoro che nell’azione di cura è oggi insostituibile.