Assistere il Caregiver

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ANCHE IL CAREGIVER HA BISOGNO DI ASSISTENZA
Il caregiver si preoccupa, è protettivo, accudisce il proprio caro. Ma anche il caregiver ha bisogno di assistenza. Nella fase
iniziale di questo nuovo ruolo, subisce un processo di adattamento alla nuova realtà.
Probabilmente si è ritrovato in questa nuova situazione da un giorno a un altro e per amore e solidarietà ha affrontato e sta
affrontando importanti rinunce. Frequentemente si verificano un drastico cambiamento dello stile di vita, con la rinuncia al
tempo libero e alla vita sociale e di relazione, e diversi tipi di restrizioni rispetto all’attività professionale svolta (che in alcuni
casi limite si traducono in perdita del posto di lavoro). I desideri e i bisogni personali passano in secondo piano, se non sono
del tutto annullati, a beneficio della persona cara e delle sue esigenze.
L’assistenza informale viene prestata il più delle volte sulla base di motivazioni affettive e legami emotivi, a cui sono generalmente associati
sentimenti positivi, ma le numerose situazioni di difficoltà in cui ci si può trovare possono generare stati d’animo negativi.
Ansia, depressione, affaticamento, disturbi del sonno, patologie somatiche sono spesso un accompagnamento della vita dei
caregiver, sui quali ricade un peso, a volte, difficilmente sostenibile. La mancanza di supporto emotivo, la solitudine, le incomprensioni
sono spesso la cornice di riferimento che rende faticosa e problematica l’esperienza personale del caregiver, con
conseguenze negative per se stessi e per la persona assistita. Si tratta di situazioni ed esperienze che incidono profondamente
sulle capacità di resilienza del caregiver, il più delle volte chiamato a rimodellare, a fatica, i propri equilibri esistenziali.

STRESS E PROFESSIONI D’AIUTO
Sono definite “helping profession” tutte quelle professioni (medici, psicologi, psicoterapeuti, operatori socio-assistenziali,
infermieri, insegnanti) in cui la relazione con l’altro è parte fondamentale del lavoro, che oltre a richiedere competenze tecniche
si caratterizza per un forte coinvolgimento emotivo del lavoratore con il proprio “assistito”.
Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: quello personale e quello della persona aiutata. Le condizioni
professionali dei caregiver possono essere assimilate a quelle delle “helping profession”, essendo sottoposti ai medesimi e
duplici carichi di stress.
Per i caregiver, dunque, valgono le stesse dinamiche che la relazione d’aiuto in altri ambiti professionali può innescare, che
possono essere:
l’eccessiva speranza di poter essere di aiuto al 100% (in questo caso ci si sente in dovere di “donare” se stessi in modo
totale superando i propri limiti fisici e psichici a causa di un eccessivo investimento emotivo);
il mettersi in condizione di stabilire uno squilibrio tra le esigenze altrui e le proprie (in questo caso il caregiver finisce
per accettare acriticamente valori e doveri interiorizzati del proprio sistema di appartenenza negando i propri bisogni
più intimi e perdendo di vista i confini entro cui la relazione possa definirsi d’aiuto);
il caregiver sente di non poter realizzare le proprie aspettative e sperimenta un sentimento di frustrazione (in questo
caso il caregiver può “agire” il proprio senso di frustrazione, manifestandolo attraverso atteggiamenti di distacco e
apatia nei rapporti con la persona cara assistita e anche nei propri rapporti interpersonali).

COS’È IL “CAREGIVER BURDEN”?
Con il termine caregiver burden si fa riferimento al “carico assistenziale del caregiver” e si vuole descrivere il grado in cui
il caregiver soffre a causa della presa in carico del proprio familiare a livello emotivo, fisico, di vita sociale o finanziario. Il
concetto di caregiver burden è quindi multidimensionale e deriva dalla percezione di stress che il caregiver stesso ha nello
svolgere le attività assistenziali e molti sono i fattori che possono influenzarlo ad esempio fattori psicosociali come la parentela,
l’ambiente sociale e la cultura.

LA SINDROME DEL BURNOUT
Il carico assistenziale del caregiver, se non adeguatamente gestito emotivamente, può alla lunga condurre a una sindrome defi-
nita “sindrome del burnout” (letteralmente bruciarsi).
Secondo Cherniss (1980) il burnout è il culmine di un processo stressogeno che si articola in tre fasi:
percezione della situazione stressante:
il soggetto sente un disagio che è causato dalla differenza tra risorse personali e richieste ambientali;
emotività negativa: il soggetto sperimenta un disagio emotivo caratterizzato da tensione e ansia;
coping: il soggetto di fronte ad una situazione stressante evita il problema attraverso il disimpegno e il distacco emotivo.