La longevità non spaventa, ma la non autosufficienza sí; non a caso nella cultura sociale collettiva si diventa vecchi quando si perde la
propria autonomia, diventando dipendenti da altri. Nel nostro Paese sono prevalentemente le famiglie a occuparsi dei longevi parzialmente
o totalmente non autosufficienti, garantendo direttamente il care (in particolare mogli, conviventi, madri e figli) o assumendo
una badante.
Il caregiver è:
- Il familiare;
- La badante;
- Il volontario;
- Ogni altro soggetto che si prende cura dell’anziano.
In generale, dunque, colui che viene riconosciuto come caregiver assume il ruolo di responsabile
attivo nella presa in carico di un secondo individuo, e si impegna inoltre a svolgere una funzione di supporto e cura nei confronti di una persona che si trova in condizione di difficoltà.
Il termine caregiving invece riassume tutte le attività assistenziali che il caregiver svolge al fine di proteggere e migliorare il benessere di
un’altra persona.
LE ATTIVITÀ DEL CAREGIVER
Le attività normalmente svolte dal caregiver consistono nel prestare cure e sostegno a persone non più in grado di svolgere le cosiddette
“attività della vita quotidiana”, che possono essere suddivise in basilari – come alimentarsi, lavarsi, vestirsi, usare la toilette,
muoversi in casa etc. – e strumentali: l’uso del telefono, fare acquisti, preparare il cibo, governare la casa, lavare la biancheria, spostarsi
fuori casa, maneggiare medicinali e denaro.
Sempre più spesso il caregiver familiare è impegnato anche nel fornire prestazioni a carattere sanitario, sulla base di specifiche
indicazioni degli operatori sanitari di riferimento. Da non dimenticare, inoltre, la gestione difficile e faticosa della persona assistita in
presenza di disturbi mentali e comportamentali.
Gli impegni assistenziali, insomma, sono innumerevoli, con forti differenze tra un caso e l’altro, sia per la gravosità, sia per la durata
dell’impegno.