Il social engagement. Non solo le amicizie, ma più in generale la partecipazione della persona alla vita sociale è un vero e proprio antidoto contro la depressione, dunque un interruttore di salute. A spiegarlo è Rossella Liperoti, Geriatra presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. “L’isolamento sociale è un fattore di rischio principale per un disturbo depressivo”, commenta l’esperta. “Oltre ai rapporti con la famiglia, secondo le evidenze scientifiche, coltivare relazioni amicali, impegnarsi attivamente nel sociale, come nel volontariato o in attività ludiche, come andare al cinema o a teatro, rappresentano comportamenti che riducono il rischio di sviluppare un disturbo depressivo”. E la rete sociale non migliora solo l’umore. “La depressione, infatti, è associata ad una peggiore prognosi delle malattie e ad una mortalità più elevata”, prosegue Liperoti. “In questo caso, ad esempio, la sopravvivenza dopo un infarto del miocardio risulta ridotta. O ancora, può accadere che un paziente diabetico controlli la glicemia con minore regolarità”. Insomma, la vita sociale allunga la vita. E la famiglia costituisce un pilastro, sia da giovani che da anziani, aggiunge l’esperta. “Ma il ruolo degli amici diventa essenziale quando la rete familiare è più debole o disgregata”.
Altro aspetto importante, il social engagement, il coinvolgimento a livello sociale, favorisce una performance cognitiva più elevata rispetto a quella che si ha quando si è meno attivi da questo punto di vista, spiega Liperoti. Confrontandosi con gli altri e svolgendo attività di gruppo, che siano fonte di piacere, si mantiene il cervello in allenamento. Insomma, il tempo dedicato ai rapporti di amicizia, soprattuto se di qualità, dovrebbe rappresentare una fetta importante della nostra vita, presente e futura, per aumentare il nostro benessere, non solo psicologico, ma anche fisico.