CAPORALATO E FALSE COOPERATIVE PER SFRUTTARE LE BADANTI. LA DENUNCIA DI GIUSTINO D’UVA, DIRIGENTE NAZIONALE CONFINTESA
L’età media della popolazione a Bologna ed in Emilia è in notevole aumento, al punto che il 25 % dei residenti è over 65.
Ne deriva un mercato più che florido per il settore dell’assistenza agli anziani. Ed è in questo comparto che si è radicata una vera e propria rete di caporalato, dedita allo sfruttamento delle badanti.
A denunciarlo è Giustino D’Uva, dirigente nazionale di Confintesa (Confederazione Intesa per l’Autonomia sindacale): “E’ chiaro che il business dell’assistenza domestica può essere piuttosto lucrativo; lo hanno senz’altro capito le caporali, per lo più est europee, che hanno messo in piedi una capillare struttura volta a speculare sul lavoro delle connazionali che fanno le badanti. Si tratta di false cooperative che gestiscono le assunzioni di donne addette all’assistenza degli anziani, svolgendo di fatto un’attività di intermediazione, senza tuttavia averne l’abilitazione. Così accade che le famiglie o l’anziano di turno paghino regolarmente per l’assistenza ricevuta, ma questi soldi finiscono nelle tasche delle sedicenti cooperative; le quali, tramite il pretesto di gestire la burocrazia, intascano gran parte degli introiti e sfruttano le operatrici all’inversosimile, con paghe da fame, turni massacranti, precariato e totale assenza di tutela.
Un altro tassello, dunque, si aggiunge all’inquietante realtà delle cooperative, che, in Emilia, ha ormai messo in piedi un’inquietante rete di sfruttamento e malaffare ai danni dei lavoratori”.