DAL SOSTEGNO ALLA RELAZIONE DI CURA

DAL SOSTEGNO ALLA RELAZIONE DI CURA

DAL SOSTEGNO ALLA RELAZIONE DI CURA
Ogni essere umano vive e cresce nella continua interazione con l’altro. È attraverso lo scambio con gli altri che ognuno di noi dà
significato a se stesso e alla sua esperienza.
Questo vale anche per la relazione che si instaura fra il caregiver e la persona assistita, dove le abilità che entrano in gioco
sono diverse.
È importante, infatti:

  • saper comunicare;
  • sviluppare empatia;
  • saper ascoltare;
  • saper riconoscere le proprie emozioni.

Queste azioni, che riconosciamo come naturali e che a volte diamo per scontate nella nostra quotidianità, in realtà presuppongono un impegno e un lavoro costante. Ecco perché un percorso di formazione, sensibilizzazione ed empowerment dovrebbe essere sempre seguito
dai caregiver. Finalizzato a migliorare la capacità di assistenza all’anziano dal punto di vista di benessere e sanitario ma anche, e soprattutto,
dal punto di vista psicologico.

Spesso, infatti, e in modo del tutto involontario, non ci poniamo nel modo giusto nei confronti della persona assistita. Sottovalutiamo, ad
esempio, l’importanza del linguaggio che scegliamo, fatto di parole e di gesti, per esprimere dei contenuti.

In linea generale il giusto approccio nei confronti della persona assistita prevede lo sviluppo della capacità di ascolto e la costruzione
di un’efficace interazione, adottando comportamenti che ne facilitino il buon esito e favoriscano la partecipazione anche da
parte della persona anziana.

Attraverso queste e altre accortezze, il caregiver dimostra all’assistito di considerarlo come una persona di pari dignità, pur vivendo
una situazione di grande disparità. Cerchiamo di non dimenticare che la persona anziana possiede ancora delle competenze,
delle conoscenze, e una pregressa esperienza.
La relazione può essere più complessa nel caso in cui la persona assistita soffra di una forma di demenza, causata dall’invecchiamento
intellettivo patologico.

Il caregiver, che si occupa più strettamente di accudire il paziente affetto da demenza, svolge in questo caso un ruolo molto difficile,
soprattutto quando la malattia lo coinvolge direttamente perché si è legati al malato da un rapporto affettivo. Ogni familiare di un
paziente demente si trova alle prese con la sofferenza di veder cambiare progressivamente il proprio caro (padre, madre, marito,
moglie) e i suoi rapporti con gli altri.

La persona affetta da demenza, infatti, perde man mano le sue capacità e abilità, e parte di quella identità che prima lo contraddistingueva
come persona unica. Pensare al benessere della persona cara ma anche al proprio benessere è l’unico modo per non
uscire annientati dalla malattia.

Anche se è umano provare sensi di colpa, non è sostenibile, né pensabile, di dedicare tutto il proprio tempo ad una persona malata di
demenza. E questo vale in ogni caso.
Qualunque sia la patologia dalla quale è affetta la persona cara, lo stato d’animo del caregiver è messo a dura prova. Imparare
a regolare le emozioni, senza soffocarle, e a gestire lo stress sono due passi fondamentali. Non solo aiutano il caregiver
ad affrontare meglio il carico di lavoro ma contribuiscono a migliorare la relazione di cura con la persona assistita.